Chise Hatori, 15 anni, giapponese. Sola e senza una famiglia, la ragazza viene acquistata all'asta da un eccentrico mago dalle sembianze animalesche. L’antico essere la conduce nella sua casa, con l’intenzione di fare di lei la propria discepola… e la propria sposa.

In pochi sanno che dietro la faccia della libreria che Elias è solito frequentare, si nasconde in realtà il laboratorio di Angelica, vecchia conoscenza dell’uomo ed esperta di Magus Craft. Recatisi lì per acquistare gli strumenti necessari per iniziare l’apprendistato come maga, su invito della donna Chise prova a usare la magia, ma le cose non vanno esattamente come sperato…

Mentre Chise ed Elias si trovano in Islanda per portare a termine uno degli incarichi che sono stati affidati loro da Simon, la ragazza viene da rapita da un uomo misterioso a cavallo di un drago, che la porta con sé nel paese dei draghi.

Chise ed Elias si recano a Ulthar, la patria dei gatti, per svolgere il secondo incarico affidato loro dalla Chiesa. Chise ascolta il racconto del Re dei Gatti delle tristi vicende avvenute secoli prima in quelle terre, ignara che un personaggio sospetto la sta seguendo…

Renfred cattura Chise prima che questa possa eseguire l’incantesimo di purificazione sul Grumo. Lo stregone, che vede la ragazza come una povera creatura ingannata dalle fate, le rivela il triste destino che attende tutte le Sleigh Beggy.

Chise e Selkie salgono a bordo del dorso di un drago per incontrare Lindel, per farsi realizzare il bastone da mago. Frustrato dall'accettazione da parte di Chise del fatto che lei fosse tenuta come animale domestico da Elias, descrive la volta in cui ha trovato Elias nell'oscurità. Nel frattempo Elias, che era rimasto a casa da solo, riceve una lettera dal collegio di uno stregone.

Stella fa visita a Chise con il pagamento dei dolci. Elias, irritato e geloso di Stella, scappa. Chise lo trova nascosto nell'ombra ma si preoccupa mentre la trattiene e sembra volerla mangiare.

Cartaphilus e Chise discutono sui rispettivi approcci per affrontare la propria sofferenza, picchiandosi brutalmente a vicenda nel processo